Scorie - Dilettantismo a spese altrui


Ci sono persone che, pur avendo un lavoro che dovrebbe occupare pienamente le loro giornate, partecipano con grande frequenza a convegni e a presentazioni di libri di cui sono autori (scritti di notte, suppongo…).



Per esempio Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d'Italia, cha ha di recente scritto assieme ad Anna Giunta "Che cosa sa fare l'Italia". Durante uno di questi eventi, Rossi ha dichiarato, tra l'altro:

"La consapevolezza che le regole del gioco fossero cambiate, e non per l'approvazione politica e pubblica della Brrd, ma per decisioni tecniche di apparati europei come alcuni uffici della Commissione, si fece apertamente strada all'interno del governo italiano e della Banca d'Italia solo nel corso del 2015. Era troppo tardi per studiare un'alternativa alla crisi delle quattro banche."

Il riferimento è alle quattro banche regionali messe in risoluzione nel novembre del 2015, causando perdite ingenti a investitori e anche al resto del sistema bancario. Dalle parole di Rossi sembra evidente che governo e Banca d'Italia non avessero sostanzialmente capito quali conseguenze avrebbe avuto la direttiva sulle risoluzioni di crisi bancarie (Brrd), nonostante fosse abbastanza chiaro (bastava leggerla) che avrebbe avuto un effetto retroattivo sui titoli obbligazionari in circolazione, molto diffusi tra i clienti al dettaglio in Italia.

Rossi dà conto di alcune obiezioni poste sui tavoli tecnici da parte dei rappresentanti della Banca d'Italia, ma evidentemente il peso politico del terzo contribuente al bilancio dell'Unione europea è paragonabile a quello di Malta (con tutto il rispetto per la piccola isola mediterranea).

Fatto sta che "Un anno dopo la Banca, insieme con il governo, venne colta di sorpresa dal ruolo che la Commissione, e per essa la Direzione generale sulla concorrenza, decise di giocare nella partita".

Ora, affermare candidamente di essere stati colti di sorpresa a mio parere rappresenta una ammissione di dilettantismo abbastanza grave. A me non risulta che in Banca d'Italia o al ministero dell'Economia chi ha gestito quei dossier sia stato rimosso dal proprio incarico. Eppure sono costati e continuano a costare miliardi a investitori e clienti in generale delle banche.



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