Scorie - Lo schema Ponzi va abbattuto, non peggiorato

"Non bisogna agire su ciò che è stato fatto dal Governo Monti per peggiorarlo. Sulle pensioni è necessario fare una riforma vera, per migliorare le porcherie che sono state fatte dal Governo Monti. E cioè abbassare l'età pensionabile, ripristinare le pensioni di anzianità e superare un sistema puramente contributivo. Perché questo per i giovani vuol dire non avere la pensione."
(M. Landini)

Tutti i sistemi pensionistici a ripartizione sono degli schemi Ponzi che stanno in piedi finché vi sono crescita economica e demografica. Le pensioni sono infatti pagate dai contributi di chi lavora e gli eventuali ulteriori deficit sono coperti dalla fiscalità generale. Quando crescita economica e demografica scarseggiano o addirittura vanno in territorio negativo, lo schema è destinato a saltare.

Questo vale sia per un sistema retributivo, in base al quale la pensione è calcolata in funzione della retribuzione del pensionando, sia per un sistema contributivo, basato sulla rivalutazione dei contributi versati da pensionando medesimo.

Il sistema contributivo consente per lo meno di evitare alcune macroscopiche distorsioni del sistema retributivo, dato che in questo caso se negli ultimi anni di lavoro c'è un forte incremento del reddito, l'assegno pensionistico è inevitabilmente privo di copertura in maniera più o meno consistente. E ovviamente nel settore pubblico con il sistema retributivo si sono viste cose che fanno ribollire il sangue, tipo nomine a posizioni apicali negli ultimissimi anni di carriera, con salto retributivo sostanzioso e, di conseguenza, assegno pensionistico del tutto scorrelato dal montante contributivo (il quale, sia detto per inciso, altro non è se non il frutto delle tasse pagate dai cosiddetti contribuenti).

Per uscire dallo schema Ponzi sarebbe necessario passare a un sistema a capitalizzazione, nel quale il pensionato beneficia dei contributi versati rivalutati in base all'andamento del fondo a cui ha aderito. Dal punto di vista libertario, la scelta di aderire o meno a un fondo pensione e quanto accantonare dovrebbe essere lasciata a ogni individuo, mettendo in chiaro che ognuno è responsabile di se stesso e, nel caso non sia previdente, non potrà contare sui pagatori di tasse, bensì unicamente su aiuti offertigli volontariamente da altri individui o associazioni.

La riforma delle pensioni del governo Monti (elaborata dall'allora ministro Elsa Fornero) ha certamente penalizzato alcune fasce di persone, per esempio i cosiddetti esodati. Tuttavia, se quella riforma, al pari delle precedenti, ha un problema, è che non è risolutiva, in quanto non prevede un'uscita dallo schema Ponzi.

Sentire il segretario della Fiom, Maurizio Landini, invocare l'abbassamento dell'età pensionabile, il ripristino delle pensioni di anzianità e il superamento del sistema puramente contributivo (suppongo per tornare a mettere elementi del retributivo), è pertanto deprimente.

Peggio ancora è sentire Landini sostenere che con il sistema attuale i giovani non avranno la pensione. Il fatto è che con le sue proposte la situazione prospettica dei giovani sarebbe ancora peggio, a beneficio forse degli attuale (quasi) sessantenni.

Quando i giovani di cui parla a sproposito avranno 70 anni e con ogni probabilità dovranno (come oggi) arrangiarsi per tirare a campare, Landini sarà ultranovantenne. Dubito che i giovani di oggi gli saranno grati del suo operato.


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