Scorie - Cosa (non) fare in Europa

"Bisogna prendere atto che il debito greco è carta, solo carta, e il futuro della Grecia non dipende di certo da un punto in più o in meno di aliquota Iva, da finzione su finzione, tra un accordo e l'altro, ma dalla ripresa degli investimenti e dalla capacità di cambiare dei cittadini greci e della loro macchina pubblica. L'Europa, piuttosto, colga l'occasione per correggere i suoi peccati di omissione, l'eccesso di zelo rigorista e per sanare gli errori evidenti. E compia, finalmente, scelte politicamente coraggiose che dimostrino di avere ritrovato lo spirito solidaristico."
(R. Napoletano)

Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, di solito scrive solo quando ritiene che vi siano fatti epocali di cui occuparsi. Domenica scorsa, giorno del referendum in Grecia, lo ha fatto e, come era prevedibile, dopo aver sostenuto che "bisogna prendere atto che il debito greco è carta, solo carta", ha tirato fuori la retorica della "solidarietà".

Ecco, quindi, le cose da fare secondo Napoletano:

"si prenda una delle tante proposte formulate, alcune anche dai think tank più illuminati in Germania, e si vari un Fondo unico che raccolga gli "eccessi" nazionali di debito pubblico (rispetto al tetto del 60% del pil, uno degli errori iniziali) e si misurino le virtù dei singoli Paesi, liberati da fardelli insostenibili durante la più lunga e strutturale delle crisi mondiali".

In effetti da qualche anno spuntano periodicamente delle proposte per una mutualizzazione più o meno consistente di debito pubblico. Ma se già è illegittimo, ancorché legale, caricare sulle spalle dei pagatori di tasse nazionali gli oneri del debito pubblico, non sarebbe certo meno illegittimo operare una redistribuzione su scala sovranazionale. Quella non sarebbe "solidarietà" autentica, perché non sarebbe attuata volontariamente da coloro che fossero chiamati a farsi carico di debiti altrui. E ovviamente non è strano che queste idee tanto piacciano a chi si troverebbe a "sbolognare" del debito verso altri, tacciati magari di egoismo" se storcono il naso.

Altra cosa da fare:

"ci si impegni tutti, di comune accordo, a rispettare vincoli ragionevoli nei conti pubblici e nei conti con l'estero per contenere ragionevolmente gli squilibri"

Ogni vincolo è "ragionevole" o meno a seconda dei punti di vista. Anche i vincoli attuali sono stati concordati, ma quasi ovunque i governi non hanno fatto granché per rispettarli. Se oggi si mettessero vincoli più laschi (il che garantirebbe ulteriori aumenti del debito, dato che la richiesta di vincoli "ragionevoli" è mirata solo a poter aumentare la spesa pubblica, ancorché definita "investimenti"), tra qualche anno li si riterrebbe troppo stringenti.

E, infatti:

"si somministri una cura da cavallo di eurobond innovativi e di project bond che faccia ripartire le economie più deboli con investimenti materiali e immateriali sani, infrastrutturali, di lungo termine".

Questa è una variante della prima proposta, ossia fare debito in comune, ben sapendo che vi sarebbe una redistribuzione a senso unico. Sempre a proposito di "solidarietà".

Infine:

"si dimostri, con i fatti, che non esiste l'Unione del Nord Europa ma di tutta l'Europa sui terreni geopolitici decisivi del terrorismo e dell'immigrazione, qui si formeranno e misureranno l'anima e il corpo del nuovo cittadino europeo per l'oggi e per il domani".

Credo che l'idea di "cittadino europeo" che prevale negli europeisti dogmatici sia ben distante dalla realtà. Quando si vuole imporre dall'alto alle persone come rapportarsi con le altre, forzando comunanze di valori e culture che non hanno riscontro nei fatti, è alquanto probabile ottenere reazioni di rigetto. Come puntualmente accade. Le persone dovrebbero interagire su base volontaria e nei limiti di quanto ritengono vicendevolmente benefico, non in base ai desiderata di governanti, burocrati e (pseudo) intellettuali illuminati.

Ma questo, in fin dei conti, è ciò che caratterizza ogni costruzione socialista. E l'Unione europea, in buona sostanza, altro non è se non una costruzione fondamentalmente socialista.


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