Scorie - Primario o secondario: non fa differenza

"Non intervenendo sul mercato primario ma su quello secondario, l'Eurotower non alimenta l'economia degli Stati, comprando i Btp, Bonos e Bund al momento dell'emissione, ma mette in moto il circuito finanziario composto dalla triade istituti di credito-banche centrali-ministeri dell'Economia. Non esistendo ancora un Tesoro centrale a Bruxelles, è un po' come sperare che l'acquisto di un'auto usata dal concessionario abbia gli stessi effetti sul bilancio del produttore di quando si compra una vettura nuova."
(R. Sommella)

Tra le tante sciocchezze che si sentono e leggono a proposito del quantitative easing (QE), vi è anche quella di chi si lamenta del fatto che gli acquisti da parte della Bce (operati dalle banche centrali nazionali) verranno effettuati sul mercato secondario e non direttamente in asta di emissione.

Posto che neanche negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Giappone il QE è attuato mediante l'intervento della banca centrale direttamente in asta di emissione, nell'Area euro ciò sarebbe addirittura impossibile perché violerebbe il trattato Ue, che vieta il finanziamento diretto degli Stati da parte della Bce.

E' però abbastanza chiaro che gli acquisti sul mercato secondario non sono altro che un escamotage per aggirare il divieto e che gli effetti, nella sostanza, non cambiano.

Infatti, non è l'andamento del mercato primario a influenzare il mercato secondario, ma l'esatto opposto. E' sul mercato secondario che avviene la sostanza degli scambi, tutti i giorni, mentre le aste vengono effettuate solo con determinate periodicità. E', quindi, il livello di tassi che prevale sul mercato secondario a determinare come andranno le aste, non viceversa.

Negli ultimi mesi, la sola attesa dell'annuncio del QE ha determinato una diminuzione dei rendimenti sul mercato secondario e, di conseguenza, sul primario. Ciò dimostra che gli effetti ci sono anche senza che gli acquisti della banca centrale avvengano sul primario.

Anche l'analisi dei flussi finanziari nelle due ipotesi porta alla stessa conclusione. Acquistando sul primario, la banca centrale accrediterebbe denaro al Tesoro in cambio di titoli di debito. Il Tesoro a sua volta utilizzerebbe il denaro per comprare beni e servizi, accreditando i conti bancari dei fornitori. Quindi il denaro derivante dal QE transiterebbe dal Tesoro e finirebbe nel sistema bancario, e potrebbe poi essere moltiplicato mediante il sistema della riserva frazionaria.

Se gli acquisti avvengono sul secondario, invece, il denaro derivante dal QE viene versato dalla banca centrale alle banche in contropartita di titoli di Stato che queste hanno acquistato in precedenza. Anche in questo caso le banche possono poi moltiplicarlo mediante il sistema della riserva frazionaria. Il fatto che sia previsto l'acquisto periodico per un certo ammontare da parte della banca centrale determina un incremento della domanda (sia in asta, sia sul secondario) da parte del sistema bancario, abbassando, a parità di altre condizioni, i rendimenti dei titoli di Stato, quindi il costo per il Tesoro.

Si potrebbe obiettare che così le banche realizzano utili facendo da broker tra la banca centrale e il Tesoro. Ciò è vero, ma la cosa non dispiace certo agli Stati, dato che banche che realizzano utili necessitano di meno interventi di sostegno pubblico e versano più imposte. E credo non vada ignorato il crescente ruolo di operatori al servizio dell'amministrazione fiscale svolto dalle banche in tutto il mondo. Infatti, oggi le banche sono al tempo stesso il più grande sostituto d'imposta e il maggior fornitore di informazioni sui loro clienti alle amministrazioni fiscali.

In definitiva, se si considerano i flussi si capisce che l'effetto sul "bilancio del produttore" non è sostanzialmente diverso nel caso di acquisti sul primario o sul secondario.

Ciò detto, mi rendo conto che i profeti della monetizzazione siano insaziabili, ma allora siano espliciti e dichiarino che, per loro, l'ideale sarebbe che la banca centrale accreditasse sul conto del Tesoro tutto il denaro di cui questi necessita, senza ottenere in cambio titoli di debito, né pretendere interessi (che, peraltro, tornano quasi per intero al Tesoro stesso come distribuzione di utili realizzati dalla banca centrale).

In passato è avvenuto anche questo, ma di solito, per usare un eufemismo, ci si lasciava prendere un po' la mano. Già il QE crea consistenti distorsioni nella determinazione dei tassi di interesse e nell'allocazione delle risorse: la monetizzazione esplicita non farebbe altro che accelerare la degenerazione del sistema monetario.

Ma il problema, in fondo, rimane sempre lo stesso: ci si renderà mai conto che aumentando la quantità di denaro fiat non aumenta la ricchezza reale?


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