Scorie - Caccia alle streghe

"Gli ultimi anni sono stati di certo molto animati dal dibattito "pro o
contro Ogm" sempre incentrato su argomentazioni scientifiche volte a
supportare le tesi "risk-no risk". Oggi credo si debba ragionevolmente
spostare l'attenzione su un piano più corretto di valutazione politica,
oltreché scientifica, circa le convenienze economiche e sociali che il
sistema nazionale sceglie di perseguire. In un momento di forte contrazione
delle risorse quelle destinate alla ricerca in agricoltura sono obbligate
ad essere valutate all'interno di una scala di priorità."
(M. Martina)

Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole, interviene nel
dibattito sugli Ogm in risposta alle argomentazioni avanzate da diversi
scienziati sul Sole 24 Ore. Nel farlo, Martina si produce in un lungo
comizio nel quale, oltre ad affermare cose non vere, elude un punto
centrale: la liberà (di scelta da parte) degli agricoltori.

Ciò che io credo non corrisponda a verità è che il dibattito sia
"incentrato su argomentazioni scientifiche": da parte di coloro che si
oppongono alle coltivazioni Ogm vi è un approccio che di scientifico ha
solo l'uso dell'intolleranza e, non di rado, della violenza, come
dimostrano le ripetute devastazioni inflitte ai campi di Giorgio Fidenato
coltivati a mais Ogm. La stessa azione di lobbying a livello europeo per
ridare ai singoli Stati membri la facoltà di vietare sul proprio territorio
le coltivazioni Ogm autorizzate dall'Unione europea non ha nulla di
scientifico e tutto di politico.

In effetti è grottesco vedere e ascoltare persone (peraltro prive di
qualsivoglia competenza in materia) che un giorno sì e l'altro pure
invocano "più Europa" come soluzione a ogni problema, tirare in causa, con
argomentazioni meno che deboli, la difesa della biodiversità per
giustificare in questo caso la rinazionalizzazione della normativa. Il
tutto per vietare coltivazioni Ogm già ampiamente diffuse in tutto il
mondo, per le quali è possibile la coesistenza con altre colture e,
soprattutto, i cui prodotti da anni importiamo abbondantemente per
alimentare il bestiame.

Non si tratta, quindi, di stabilire che i pochi soldi da destinare a
ricerca pubblica debbano essere utilizzati per altre cose. Io leggo con
ribrezzo l'idea che chi governa debba stabilire "le convenienze economiche
e sociali che il sistema nazionale sceglie di perseguire", perché ritengo
che si tratti di scelte che dovrebbero fare i singoli.

Ma la cosa peggiore resta la negazione della libertà per un agricoltore di
scegliere cosa coltivare su un terreno di sua proprietà investendo soldi
propri. Qui è del tutto fuori luogo aggrapparsi alle scarse risorse da
destinare alla ricerca.

Qui si tratta semplicemente di lasciare che ognuno sia libero di fare con
ciò che gli appartiene quello che vuole, nel rispetto della proprietà
altrui. Concetti evidentemente sconosciuti a chi approccia questa materia
con lo spirito da caccia alle streghe.

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