Scorie - Illusionismo finanziario (1/3)

"Il problema è la rigidità dell'euro. I cambi flessibili erano
l'ammortizzatore che compensava gli squilibri, il riduttore, direbbe un
ingegnere meccanico, che trasmetteva il movimento senza sfridi tra
ingranaggi che ruotano a velocità diverse. Invece di svalutare il cambio,
con la moneta unica i paesi in difficoltà devono svalutare i salari. Strada
dolorosa, iniqua, antisociale. E destinata a fallire. C'è però una terza
strada per riequilibrare i costi tra Nord e Sud: abbassare le tasse sul
lavoro. Come finanziarli? Qui entra in gioco lo strumento, i Certificati di
credito fiscale. Aziende e dipendenti versano gli stessi euro di prima per
tasse e contributi. Ma ricevono nello stesso tempo questi certificati."
(M. Cattaneo)

Marco Cattaneo sostiene di aver trovato la soluzione per l'euro (scrivendo
anche un libro con questo titolo), dopo aver maturato una trentennale
esperienza in finanza. Occupandomi io stesso di finanza da un buon numero
di anni, sono il primo a confermare che di "soluzioni" se ne possono
trovare in grande quantità, se l'obiettivo è fare i prestigiatori
confondendo (o volendo confondere negli altri) illusione e realtà.

Cosa avrebbe in mente Cattaneo per risolvere i problemi che ritiene l'euro
abbia creato all'Italia? Vorrebbe che lo Stato emettesse "certificati di
credito fiscali". Si tratta, per la verità, di un'idea non originale,
essendo già da tempo nell'armamentario degli illusionisti monetari per
antonomasia, ossia i sostenitori della Modern Money Theory (MMT).

Tutto parte dalla premessa che in un sistema di cambi fissi, ancorché
nell'ambito di una moneta fiat come l'euro, chi è meno competitivo non può
ricorrere a svalutazioni (spontanee o forzate che siano) del cambio, bensì
deve "svalutare i salari". Questo punto suppongo serva per attirare
l'attenzione e anche il favore del pubblico. Cattaneo stesso riconosce che
il costo del lavoro in Italia sia elevato, per lo più a causa dell'enorme
cuneo fiscale.

Invece di riflettere sul perché il cuneo fiscale sia enorme e sulle
alternative per ridurlo (assieme alla tassazione in generale), Cattaneo
pensa che i problemi siano la rigidità del cambio e i limiti al deficit
pubblico imposti dal Trattato UE.

Escludendo in questa sede la motivazione che dell'elevata tassazione danno
i santoni della lotta all'evasione fiscale (il cui ritornello è sempre "se
pagassero tutti, tutti pagherebbero meno"), credo che il buon senso
dovrebbe suggerire che lo Stato spende troppo, a maggior ragione se,
nonostante la forte pressione fiscale, ogni anno il bilancio chiude in
deficit.

Ma guai a parlare di riduzione della spesa pubblica, perché pare che ognuno
degli oltre 800 miliardi che ogni anno spende lo Stato sia necessario a
fornire (imporre) un servizio pubblico riducendo il quale si farebbe
"macelleria sociale". L'unica eccezione solitamente viene fatta per gli
interessi sul debito pubblico, che i "sovranisti" monetari risolverebbero a
modo loro, ossia (ri)dando allo Stato l'emissione diretta di quanta moneta
vuole.

I "certificati di credito fiscali", in fin dei conti, non sono altro che
moneta (nelle varie forme possono essere a validità differita e/o avere una
scadenza) chiamata diversamente. Cattaneo stesso li definisce
"simil-moneta".

A suo dire, con i certificati di credito fiscali "lo Stato immette capacità
di acquisto nel sistema economico con una nuova categoria di titoli di
stato assegnati alle aziende e ai lavoratori in proporzione del loro
reddito… Tali titoli sarebbero utilizzabili a partire da due anni dalla
loro assegnazione per effettuare pagamenti verso qualsiasi ente della
pubblica amministrazione".

In sostanza, lo Stato manterrebbe invariata la pressione fiscale, ma
conferirebbe a imprese e lavoratori questi certificati a validità
differita, aumentando il loro potere d'acquisto. E se uno ha bisogno di
monetizzare subito?

Nessun problema, rassicura Cattaneo. "Sono titoli garantiti nel loro valore
ma differiti nel tempo per dare modo all'economia di riprendersi. In
pratica è un forte sgravio fiscale sul lavoro, con effetti differiti.
Inoltre lo sgravio assume le vesti di un titolo. Se non ho bisogno dei
soldi subito, mi tengo i certificati. Se no li vendo: hanno un valore
certo, realizzabile a due anni, quindi sarà possibile comprarli e venderli
come un titolo di stato, con uno sconto basato sugli interessi di mercato".

Qualcuno potrebbe avere delle perplessità. Per esempio: che differenza ci
sarebbe tra questi certificati e dei titoli di Stato emessi e assegnati a
imprese e lavoratori come previsto da Cattaneo? In altri termini: non
sarebbe un aumento di debito?

Di questo mi occuperò nella prossima parte.

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